Incontinenza urinaria femminile
Un’osservazione preliminare: l’incontinenza urinaria femminile, come quella maschile, essendo attinente alla vescica urinaria e non all’apparato genitale, è di competenza urologica.
Detto questo, è importante ricordare che, dopo i 50 anni, il 60% delle donne presenta delle manifestazioni più o meno importanti di incontinenza urinaria.
Conosciamo 3 tipi di incontinenza nella donna:
- L’incontinenza da stress (o da sforzo)
- L’incontinenza da urgenza
- L’incontinenza di tipo misto che è la sommatoria dei due tipi precedenti.
L’incontinenza urinaria da stress
L’incontinenza urinaria femminile da stress è una perdita involontaria di urina che si manifesta facendo degli sforzi, come semplici esercizi in palestra o sotto i colpi di tosse, ma che può manifestarsi, nelle forme più avanzate, anche semplicemente camminando Questo tipo di incontinenza può essere risolta, tranne che nelle forme più modeste, che possono trarre beneficio da esercizi del pavimento pelvico, ricorrendo ad un intervento trans vaginale mini invasivo, della durata di 10 minuti, che consiste nell’applicazione di una piccola benderella (SLING) sotto il canale uretrale, che viene fatta passare attraverso i forami otturatori, e consente la risoluzione completa di questo disturbo fastidiosissimo nel 95% dei casi.
Incontinenza urinaria da urgenza
Quando si parla di incontinenza urinaria da urgenza si intende invece una perdita involontaria di urina accompagnata o immediatamente preceduta da urgenza minzionale.
La combinazione del bisogno frequente e imperioso di mingere, sia di giorno che di notte, con l’incontinenza da urgenza, è sostenuta in genere da una iperattività della muscolatura vescicale (muscolo detrusore) che può essere dimostrata dall’esame urodinamico, che consente di definire i processi fisiopatologici alla base della disfunzione minzionale.
Iperattività detrusoriale
Parleremo di iperattività detrusoriale in presenza di contrazioni detrusoriali involontarie durante la fase di riempimento vescicale, che possono essere spontanee o provocate. Essa può suddividersi in iperattività detrusoriale idiopatica e iperattività detrusoriale neurogena. L’iperattività detrusoriale idiopatica è tale quando non è definita alcuna causa. L’iperattività detrusoriale neurogena è, di contro, sottesa da una condizione neurologica rilevante.
Il termine empirico di “vescica iperattiva” è utilizzabile comunque solo in assenza di una comprovata infezione urinaria o di altre patologie note.
Iter diagnostico
Nell’approccio iniziale al paziente con disfunzioni minzionali, occorre percorrere alcune tappe essenziali nell’iter diagnostico:
- anamnesi e valutazione generale del paziente;
- valutazione sintomatologica;
- impatto sulla qualità di vita e desiderio di cura;
- esame obiettivo;
- analisi delle urine;
- compilazione del diario minzionale e valutazione del residuo vescicale post minzionale.
Terapia farmacologica
Davanti ad una sospetta diagnosi di sindrome della vescica iperattiva con o senza incontinenza da urgenza, è lecito impostare subito una terapia farmacologica con farmaci in grado di inibire le contrazioni della muscolatura vescicale, in assenza di un residuo vescicale post minzionale significativo (> 60 ml).
Se, dopo 3-6 mesi terapia, non si registrano miglioramenti, vanno approfondite le indagini partendo dall’esame urodinamico. Se confermata la diagnosi di iperattività del detrusore in assenza di patologie ostruttive vi è oggi la possibilità di ricorrere alla neuromodulazione sacrale
Cos’è e come funziona la neuromodulazione sacrale?
La neuromodulazione sacrale prevede l’impianto chirurgico di un dispositivo poco più grande di una moneta da 2 euro che stimola le radici sacrali mediante impulsi elettrici di bassa intensità.
La terapia con neurostimolatore viene utilizzata per trattare, oltre alla vescica iperattiva, la ritenzione urinaria, il dolore pelvico, l’incontinenza fecale e la stitichezza. I risultati sono molto buoni nel 70% dei casi.
I nervi sacrali infatti controllano vescica, intestino, retto e i muscoli correlati alla funzione urinaria e anale. Stimolando questi nervi con una corrente elettrica di bassa intensità, il neurostimolatore permette a intestino, retto e vescica di funzionare correttamente
Il sistema terapeutico di neuromodulazione sacrale
Il sistema terapeutico di neuromodulazione sacrale si compone di:
- un neurostimolatore impiantabile, simile a un pacemaker, da inserire sottopelle;
- un filo sottile (elettrocatetere) che conduce gli impulsi elettrici di bassa intensità ai nervi deputati al controllo del pavimento pelvico, inclusi intestino e vescica
- un programmatore portatile per il paziente, che consente di regolare l’intensità della stimolazione e di accendere/spegnere il dispositivo.
Prima di decidere l’impianto del neuro stimolatore è necessario un periodo di prova di 2 mesi circa, impiantando l’elettrocatetere sacrale che viene collegato in un primo tempo ad una batteria esterna, per essere sostituita, una volta constatato l’efficacia della neuro stimolazione, con il neuromodulatore che viene impiantato sottocute nel gluteo della paziente, la cui presenza è destinata a non arrecare alcun disturbo.
In conclusione la neuromodulazione sacrale può aiutare il paziente a recuperare il controllo e ad evitare l’imbarazzo e la frustrazione legati ai problemi vescicali e intestinali.
Una ulteriore terapia oggi attuabile in caso di insuccesso della Neuromodulazione Sacrale consiste nella iniezione nel contesto della muscolatura vescicale, per via endoscopica, della tossina botulinica.
Il trattamento va ripetuto ogni 6 mesi circa se i risultati sono buoni.